Per comprendere il mio intento di insegnamento, diciamo di condivisione, il primo princìpio da considerare è che quando si parla di spiritualità, di sacro o di Dio, io mi riferisco a ciò che respira dentro di noi. Alla vita, alla coscienza intesa come intelligenza umana e cosmica. All’Essere in quanto tale: origine di ogni cosa, onnipervadente, senziente in noi se lo sappiamo riconoscere e, attraverso l’esercizio del libero arbitrio, lo sappiamo esprimere pur nella contraddittorietà dell’esperienza materiale, e al quale ogni cosa ritorna e si rigenera incessantemente.
Non credo a nessuno degli dèi delle religioni o di altre eventuali vie esoteriche che si rifacessero a forze, entità o divinità di qualsiasi genere e natura (terrestri, extraterrestri, pseudo-spirituali o quant’altro). Le religioni, e i loro dèi (o il loro “dio”), vecchie e nuove, sono un inganno della mente e della pseudo-realtà nella quale ci dimeniamo, la quale genera i mostri più deleteri in risonanza con i nostri limiti percettivi e spirituali, con il nostro egoismo, sete di potere, paura, conflittualità, rabbia ecc…: il cibo preferito di religioni e dèi, parassiti del tutto alieni al progetto evolutivo dell’Essere e della Vita che prendono la forma di (o attirano per risonanza) miserabili predatori cosmici, perfette rappresentazioni, del resto, del nostro stesso famelico ego e delle sue paure. Di conseguenza tutto ciò che le religioni indicano è distorto e perverso: la giusta sofferenza, il sacrificio, devozioni e offerte, l’idea del peccato e della salvezza - comunque la si voglia chiamare - partono dall’idea che siamo peccatori, imperfetti, condannati. I loro riti, simboli, nomi, icone, alfabeti e ambizioni spirituali cui ci educano sono i modi con i quali ci coltivano, allontanandoci da noi stessi e dalla bellezza di ogni cosa. La mia spiritualità è riferita unicamente all’essere umano, alla gioia come fondamento, al piacere senza scopo come prassi, all’amore come visione e condivisione. Alla libertà. Questa è la base.
È tutto esattamente al contrario, lo capite? È “dio” che ha bisogno di noi per campare! La sofferenza non è altro che ignoranza! Così come la devozione e le rinuncia, e la morale e il “fare i bravi”: obbedire per servire e restare nel proprio angolo di schiavitù e meritare l’eterna erosione di ciò che siamo, altro che salvezza! L’unica spiritualità possibile è invece, guarda caso, quella da sempre condannata: quella del piacere assoluto dei sensi e quindi del’anima, è l’amor proprio a oltranza: egoistico? No! L’egoismo è sempre figlio del dolore, mai del piacere! E il piacere massimo che possono provare è quello condiviso con te e con tutti gli altri, senza calcolo né dovere di altruismo, ma per logico senso del piacere.
Capite? Riuscite ad accettare che siamo qui per essere felici e godere della vita? Certo, ci saranno anche i dispiaceri, la vita è complessa ed è anche una sfida esistenziale non da poco, ma la nota di base deve essere quella della gioia, unicamente quella. Ogni volta che la spiritualità – quindi l’insegnamento e la pratica spirituale, qualsiasi essa sia - viene associata in qualche modo al dolore necessario, alla sofferenza, all’espiazione, al dovere, alla colpa, al karma da scontare, al peccato e al giudizio, alla devozione e al servilismo in quanto valori intrinseci per meritare la liberazione, il perfezionamento, la salvezza e il risveglio, scappate a gambe levate! Sia essa cattolica, induista, buddhista o persino “esoterica”, è una trappola ingannevole e dalle conseguenze letali! Non è spiritualità. È strumentalizzazione, schiavitù e vampirismo. Sacrifici, adorazioni, devozione e premi di salvezza o di risveglio non hanno nulla di divino, né di sacro.
La spiritualità è piacere, godimento, celebrazione, danza, sensi, natura, gioia senza scopo, senza castighi, né premi né illuminazione né perfezione né purezza alcuna da raggiungere. Ciò da cui ci dobbiamo liberare, se mai e con fatica, è proprio la “spiritualità” del dover essere buoni e migliori, purificati, illuminati, santi e salvati perché altrimenti siamo peccatori addormentati e meritevoli di karma e sofferenza. Assieme alla smania per il "potere", queste sono invenzioni manipolatorie false e disumane che niente hanno a che fare con la vita, l’evoluzione e la coscienza che è bellezza e piacere senza distinzioni e senza limiti! La spiritualità, che è vita, non chiede altro: gioia e celebrazione. Se chiede altro, non è spiritualità. Non è Dio. La spiritualità è comunione, eros e piacere incondizionato e condiviso, tutto il resto è un inganno frustrante e tossico che genera competizione, ego e perversione, dèi alieni e affamati, religioni umilianti.
Siamo qui non per salvarci o illuminarci o per rincorrere uno o mille dèi - siano essi evanescenti o iper-reali -, ma per celebrare, meravigliarci, essere felici e conoscere, scoprire, esprimere, danzare, amarci ed amare! Mollate la presa e cominciate a cercare la via della Vita.
Nessun commento:
Posta un commento