domenica 7 luglio 2013

Il Mistero della "Nascita Seconda"



Nella “consacrazione di sé” verso una nuova nascita, potremmo dire di iniziazione, o auto-iniziazione, il concetto fondamentale da tenere presente, tutti i giorni, giorno dopo giorno, istante per istante, è che l’essere umano oggi vive una vita embrionale, funzionale solo al perpetuarsi di se stessa all’interno di questo ciclo continuo e, in ultima analisi, inconcludente se non risolta ad un livello superiore con il tramite del nostro potenziale reale, ovvero della nostra presenza divina.

Cosa resta quando si muore? Cosa ne è del nostro corpo, delle nostre emozioni, dei pensieri, dei nostri ricordi, delle emozioni che abbiamo fatto provare agli altri? Viene tutto re-immesso nel medesimo circuito: gli atomi si riciclano, dato che nulla si crea e nulla si distrugge, così come le nostre memorie e i nostri pensieri; tutto viene riconfigurato nel medesimo sistema, attraverso i cicli della vita e quella che normalmente viene definita come reincarnazione, di cui non abbiamo alcuna coscienza, né senso di continuità. Tutto questo può risultare bello o terribile, in ogni caso è tutto piuttosto vano. “Vanità delle vanità”[1]. Perché? Perché non è vita. Non è la vita alla quale dobbiamo nascere come esseri reali e oltre la quale possiamo evolvere nel nostro cammino verso l’Assoluto. Evolvere non significa reiterare se stessi nei cicli di mantenimento di un piano di esistenza, ma passare di piano in piano attraverso un processo di nascite superiori, ovvero di trasfigurazione e metamorfosi, durante la vita stessa. Significa, durante questa vita, trasferire il baricentro della propria consapevolezza verso un livello di identità di sé che vada oltre il corpo e la mente attuale, per, con continuità, spostarsi di piano, proprio come avviene in un salto quantico.

Non solo e non più identificati in questo corpo, entro i confini di questa natura e di questa mente temporale, ci si “sposta”: si nasce nuovamente in un mondo superiore, risolvendo l’esperienza precedente in un nuovo livello di coscienza più vicina all’Assoluto verso il quale tendiamo a reintegrarci.

È questo il pensiero costante che va tenuto a mente nel momento in cui vogliamo orientarci verso un cammino di risveglio spirituale: è qualcosa di molto pratico, che coinvolge il corpo, la mente e il significato che sentiamo e cerchiamo di dare a noi stessi e alla nostra esperienza materiale e spirituale. Tenendo presente questo, ecco che ci si può avventurare alla ricerca di soluzioni esistenziali, individuali e nel contesto di un gruppo che possa costituire una sorta di “serra”, ovvero di Arca, adatte a questo scopo. Per farlo dovremo imparare a disidentificarci dal corpo materiale e da questo livello di pensieri e di emozioni. Pensare a questa realtà come ad una sorta di uovo entro il quale sta avvenendo una nostra gestazione. Una volta esplorata l’esperienza di questo transito, possiamo andare oltre questo nostro attaccamento al corpo e ai suoi bisogni, così come oltre la mente e i suoi condizionamenti, istintivi o sovra-strutturati, per trasferire la nostra coscienza verso “corpi” di un più elevato livello di vibrazione.

Significa educarci ad un livello di esistenza che prescinde dal cibo, dal sonno, dal sesso, cioè da tutti quegli aspetti che di fatto ci legano all’appartenenza animale e materiale, per traslarci verso un sistema esistenziale diverso, più raffinato e consistente. Ecco allora che potremo distillare la nostra esperienza, la nostra personalità e tutta quanta questa vita vissuta in un compendio sottile che continuerà (continueremo) ad essere su altri piani, senza dispersione, senza morte. Ecco perché coloro che tentarono, sentirono, questa Via sceglievano inevitabilmente una vita nuova, diversa, eremitica, fatta di rinuncia che però non era rinuncia ai sensi e all’esperienza del mondo, ma un trascendimento, ovvero la santificazione dell’esperienza umana verso una continuità di esistenza reale, non per rinascere continuamente, ma per nascere in mondi via via più reali, passando di dimensione in dimensione, di gestazione in gestazione, di piano in piano, con continuità di coscienza, in una ri-evoluta e rinnovata consapevolezza dell’Essere. È il mistero della resurrezione dai morti, della trasfigurazione.

Non sappiamo se ora qui noi siamo in un abisso senza uscita, cioè ormai senza speranza, oppure se tutto questo è già accaduto a qualcuno o se accade continuamente: chi “passa” va altrove ed esce dal nostro campo percettivo e mentale. Però sentiamo, per lo meno alcuni di noi sentono ancora, la verità di questo scenario: la possibilità di questa vera nascita che corrisponde alla nostra vera natura. Non è una magra consolazione o la voglia di fuggire da questa realtà che abbiamo reso così assurda, ma una sensazione che sta a monte. La sentiamo.

E non è un discorso teorico. Le direzioni sono queste: uno sforzo reale, una vita reale, sbocchi concreti, molto pratici e quindi, se ispirati da questa luce, altrettanto reali. Le chiacchiere stanno a zero. O si fa, o non si fa.

CARLO DOROFATTI



[1] Consiglio di leggere e meditare Nella crisi della sapienza – Lettura spirituale del Libro di Qohelet di Pino Stancar S.I. (2012, AdP).