martedì 29 agosto 2017

La Ricerca Spirituale: cammino personale o movimento umano?


(estratto da un incontro con Carlo Dorofatti - Agosto 2017) 

Attraverso quali fasi può snodarsi un cammino di crescita e di realizzazione?
All’inizio c’è la fase in cui si pensa di non poter fare nulla. E da un certo punto di vista è bene. È umiltà: che non sia rassegnazione! Poi, dedicandosi a certi studi, si arriva a credere di poter fare invece molte cose. Anche questo è bene. È credere in sé stessi, esplorarsi. Dopo un certo tempo si comincia a pensare di potere, anzi di dovere, fare tutto da soli. Anche questo è vero, è giusto ed è bene. È responsabilità e autodeterminazione. 

Personalmente non sopporto chi, a questo punto, intende l’esperienza di ricerca spirituale (e i suoi conseguimenti) come un fenomeno personale (personalistico) e individuale (individualistico): penso che siamo all’apice dell’egoismo, mascherato da una certo preteso spiritualismo. L’individuo diventa narcisista e se da una parte può arroccarsi nella sua torre d’avorio, dall’altra può riformularsi come guru di qualche gruppetto settario. Di fatto pensa solo a sé stesso e al suo privatissimo trip esistenziale. Fino a che, finalmente, si esce dall’“egoterismo” e si comincia a vedere più chiaramente. Si desidera condividere, stare e fare insieme agli altri, soprattutto con coloro che si ritrovano in sintonia con questa straordinaria ricerca. 

Allora, salvo che il cammino sia sempre ed inevitabilmente personale in quanto a responsabilità e lavoro su di sé, ci si apre ad un disegno più grande, ad una progettualità più ampia e, perché no, anche più divertente e molto stimolante. C’è scambio, conforto, cooperazione. Si scopre la bellezza dell’amicizia, anzi di una sorta di “fratellanza”, senza chiusure (capite che - in questo caso - non è un “legame” ma semplicemente l’ammettere che si è parte di qualcosa di più ampio?), ma che anzi permette di scoprire e realizzare molte cose non solo per sé stessi ma in un’ottica più ampia in quanto ci si sente parte del movimento umano come coscienza e vita. La libertà personale, tutt’altro che compromessa, diventa motivo di consapevolezza nella relazione. Diventa comunione, visione d’insieme. 

Ognuno ha il suo viaggio ed è nella propria fase che va rispettata per quello che è. Tuttavia fortunati coloro che riscoprono il valore della fratellanza, la bellezza della condivisione, dell’amicizia e di una più ampia capacità di visione.