giovedì 5 ottobre 2017

Vane Parole, ovvero la Filosofia dannosa


Durante le conferenze o, ancor più spesso, durante i webinar del martedì, prendo in considerazione autori, maestri, saggi e i loro insegnamenti. Leggiamo, commentiamo, rispondo alle vostre domande.
È una gran fatica. A volte alcuni autori o alcuni insegnamenti li elimino dalla potenziale scaletta alla quale lavoro. No, non perché non siano a mio parere validi, tutt’altro! 

Vedete, nel mondo della ricerca interiore, spirituale e - alzo il tiro - esoterica, ci sono Insegnamenti ed Esperienze. Anzi, ci sono solo Esperienze le quali, una volta verificato il risultato a cui conducono, diventano Insegnamenti se si sanno creare le condizioni per la loro condivisione: non si danno Insegnamenti, in verità, ma solo si fanno fare Esperienze dirette da cui trarre il proprio Insegnamento. In questo mondo esistono certamente degli assunti: conoscenze acquisite e verificate, affermazioni capaci di orientare, ipotesi che allargano il possibile, osservazioni… che vanno accolte. Ovvero ascoltate. E si devono far lavorare “dentro”. Parlarne, farne oggetto di filosofia o psicologia, significa non solo non averle capite, ma pure confondere gli altri e impedirne la comprensione reale. In ogni caso si esce dal mondo della spiritualità e della scoperta interiore, si esce dall’autenticità iniziatica per ingozzarsi di parole. E soffocare.

Ecco perché spesso, ad alcune richieste, dico no: di questo non si può chiacchierare. È troppo 
prezioso.

Quando vi capita per le mani qualcosa di autentico, diretto, forte, intenso e illuminante, non fatene oggetto di parole, dibattiti, recensioni o, peggio ancora, proseliti: così non capirete mai. Darete solo prova di non aver capito e di non capire. E, cosa più grave, non permetterete di capire. Non fate salotti filosofici: i salotti filosofici – quelli veri – erano contesti iniziatici dove si imparava soprattutto il Silenzio, e non circoli da intellettuali.

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