Sintesi elementare per
un consapevole approccio alla ricerca spirituale
In questi
ultimi due secoli abbiamo assistito ad un crescente impennarsi di una ricerca
del sovrannaturale: dal revival magico con le sue alchimie, i suoi ermetismi,
le sue gnosi e neo-gnosi cristiane e pagane, la lettura e rilettura dei
classici d’Occidente e d’Oriente, alla parapsicologia, passando per lo
spiritismo o per le tortuose vie di uno sciamanesimo sempre più psichedelico, fino
alla ricerca spirituale di stampo new-age con le sue mille soluzioni ai nostri
problemi esistenziali, psicologici e fisici: medicine tradizionali, visione
olistica, vecchi e nuovi yoga, tantrismi, contattismi e legge d’attrazione.
Oggi, tutto questo co-esiste in un palcoscenico ricco di psicologi esoterici,
vecchie scuole più o meno rinate e rivisitate, una certa competizione sul
purismo alimentare, il tutto sotto l’insegna di “ricerca spirituale”:
risveglio, crescita, illuminazione, liberazione, felicità, salute e benessere. L’infarcitura complottista
completa un complesso quadro di riferimenti: ce n’è per tutti i gusti. Ecovillaggi
e comuni hanno fatto il loro tempo: l’individualismo la fa ancora da padrone.
Tante belle persone di buona volontà, tanti ingenui, tanti furbetti. E il
mercato detta, come sempre, le sue leggi.
In fondo, se
ci pensiamo un attimo, tutto questo nacque nella notte dei tempi per lo stesso
motivo per cui ancora oggi funziona: la paura della morte, della sofferenza,
dell’incertezza.
La
“spiritualità” dovrebbe non già lenire queste paure, offrendo consolazioni,
speranze e promesse di salvezza, ma dissolverle alla luce di una Conoscenza - una
Gnosi - cioè di una più autentica consapevolezza della natura dell’esistente:
dove non esiste morte, non esiste perdita, la sofferenza è causata
dall’ignoranza e dall’attaccamento e l’incertezza è da viversi come gioco
esistenziale all’insegna della ri-evoluzione della coscienza di un eterno e
immutabile Essere dal quale tutto origina, che tutto è e permea, al quale ogni
cosa si rifà.
Questo è il
risultato filosofico di tutte le correnti autenticamente spirituali: tutto è e
sempre sarà. Noi siamo un transito di questo Essere attraverso la vita che lo
afferma e evolve. Godiamoci lo spettacolo. Da qui l’etica conseguente: che
questo transito sia bello, gradevole, gioioso, ricco di amore per la vita, per
gli altri che siamo noi stessi, rendendo omaggio alla nostra natura assoluta,
quindi divina, impostando relazioni armoniche e sensate senza paura di nulla
perché nulla siamo e tutto siamo a prescindere.
La vita come
danza e serena celebrazione.
Le grandi Spiritualità
di tutti i tempi hanno consegnato all’Uomo questa conoscenza, fornendo – pur
attraverso diversi e complessi miti – una consapevolezza
semplice, elementare. Una concezione diretta e precisa: in fondo le
“pratiche” servivano solo per creare le condizioni più adatte in noi (il silenzio,
l’ascolto, l’intuizione) per poterla recepire e quindi regolarci di
conseguenza. Tolti i veli dai nostri occhi e dalla nostra anima, l’Uomo poteva
esercitare più sottili facoltà che lo rendevano sano e adatto per celebrare
l’avventura dell’esistenza transitoria.
Sono
convinto che un tempo le cose stavano così: personalmente mi piace credere in
un’antica Età dell’Oro.
Cosa ruppe
(e cosa rompe) questa coerenza? Cosa, ancora oggi, ci fa stare male, impostare
relazioni conflittuali, gareggiare, lottare e quindi soffrire, ammalare e
temere la morte? E quindi vivere una vita inconcludente, come bestie, oppure smarrire in mille rivoli, teorie e
pratiche “spirituali” perdendone il senso? Perdendone il principio sopra in
poche parole riassunto?
È un virus.
Un virus spirituale.
Dobbiamo
tenere presente che la spiritualità, ovvero la concezione che abbiamo del
mondo, nella quale crediamo, stabilisce tutto il resto: i nostri valori, la
morale, la società, quindi la politica, l’economia, la vita di tutti i giorni.
È stata una
spiritualità a inocularci il virus di una falsa conoscenza, per la quale non
tutto è Assoluto. Non tutto è Dio. Non tutto è divino. Ci ha convinto che noi
siamo superiori, che l’essere umano ha più diritti. Che l’essere umano non è
Dio, ma è il preferito di Dio. Che ci sono cose che hanno più valore di altre.
Che non tutto è Assoluto o Relativo allo stesso modo: ci sono cose più assolute
e cose più relative. Ecco il virus.
Da quel
momento abbiamo cominciato a lottare, a stare male, a distruggere, a
distruggerci, a generare e a temere l’indigenza, a genere e a temere la
diversità, la sofferenza e la morte.
Difficile
ora riprendersi dopo generazioni e generazioni, dopo secoli e secoli, millenni,
di questa malattia. Difficile ora recuperare il senso semplice della
consapevolezza spirituale, difficile metterlo in pratica, difficile perfino
comprenderlo perché siamo così intossicati nel corpo, nella mente e nello
spirito.
Oggi proliferano
teorie e tecniche per la liberazione e l’illuminazione, ma attenzione: queste
teorie e queste tecniche, se non vissute alla luce di quella consapevolezza
semplice, non ci disintossicheranno affatto, anzi replicheranno ansia e
confusione. Non ci guariranno, ma si faranno collezione di rimedi rincorsi alla
ricerca di lenitivi ad una sofferenza
che non verrà risolta alla luce di una consapevolezza ritrovata, di una
conoscenza riaffermata, ma stordita da sedativi (pubblicità, consumismo, bella
vita, veline e calciatori) o da droghe (da quelle chimiche a quelle
esistenziali: il carrierismo e l’affermazione dell’ego, sia esso materialista o
spiritualista).
La sintesi
di tutte le dottrine meritevoli, antiche e precedenti l’avvento di quel virus,
direi anzi immuni ma inascoltate per via della nostra comoda e avvincente
presunzione di superiorità concessaci dal nuovo onnipotente “Dio”, è
rintracciabile dappertutto, ed è tremendamente semplice: noi siamo Assoluto.
Tutto lo è. Non c’è nascita, né morte, né ci sarebbe sofferenza se non la
creassimo per via della nostra ignoranza, che genera paura e attaccamento.
Fine. Questo è. Da questa sintesi consegue l’etica della vita come
celebrazione, danza, gioia, opportunità di scoperta e di evoluzione, di
emozione; sentimento e creatività, buone relazioni e amore e ogni incertezza sarebbe
fonte di giocosa voglia di sperimentarsi e rinnovarsi, senza paura alcuna
perché non vi è nulla che possa davvero compromettere ciò che siamo (e che
abbiamo) in quanto implicito nella nostra natura Reale.
E allora non
ci sarà bisogno di cure, pratiche, tecniche per liberarci e risvegliarci,
perché alla luce di quella consapevolezza non siamo schiavi di nulla, né
addormentati. La vita è la nostra pratica spirituale nel momento in cui fluiamo
in essa liberi dal virus della dualità. Parteciperemmo così al grande “gioco
delle parti” interpretando mille ruoli, personaggi e recite, inventando mille
maschere colorate e divertenti, confrontandoci con le mille diversità – e avversità
– nelle quali apparentemente l’Assoluto si frantuma, partecipando con
convinzione giusto per vedere che succede, per scoprire nuove vibrazioni, per
imparare ad amare questo circo di fenomeni senza tuttavia mai crederci davvero.
Puntate
dunque all’essenza della spiritualità: e poi guarite dall’oblio, dal sonno,
dall’impotenza e prendetevi cura di voi stessi, della vostra capacità di
radicare bene nel profondo questa consapevolezza e tradurla nella vostra vita
(per lo meno pensando a voi stessi, dato che l’umanità nel suo insieme è così
compromessa, eppure con la speranza che il vostro lavoro interiore saprà inoculare,
per via di misteriose rispondenze, un potente anti-virus in tutto il sistema).
Praticate le
vostre discipline disintossicanti preferite, scopritene di antiche, inventatene
di nuove ma ricordate l’essenza: risvegliate in voi quella consapevolezza
semplice di essere Assoluto.
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