mercoledì 8 febbraio 2017

La Consapevolezza Semplice

Sintesi elementare per un consapevole approccio alla ricerca spirituale



In questi ultimi due secoli abbiamo assistito ad un crescente impennarsi di una ricerca del sovrannaturale: dal revival magico con le sue alchimie, i suoi ermetismi, le sue gnosi e neo-gnosi cristiane e pagane, la lettura e rilettura dei classici d’Occidente e d’Oriente, alla parapsicologia, passando per lo spiritismo o per le tortuose vie di uno sciamanesimo sempre più psichedelico, fino alla ricerca spirituale di stampo new-age con le sue mille soluzioni ai nostri problemi esistenziali, psicologici e fisici: medicine tradizionali, visione olistica, vecchi e nuovi yoga, tantrismi, contattismi e legge d’attrazione. Oggi, tutto questo co-esiste in un palcoscenico ricco di psicologi esoterici, vecchie scuole più o meno rinate e rivisitate, una certa competizione sul purismo alimentare, il tutto sotto l’insegna di “ricerca spirituale”: risveglio, crescita, illuminazione, liberazione, felicità,  salute e benessere. L’infarcitura complottista completa un complesso quadro di riferimenti: ce n’è per tutti i gusti. Ecovillaggi e comuni hanno fatto il loro tempo: l’individualismo la fa ancora da padrone. Tante belle persone di buona volontà, tanti ingenui, tanti furbetti. E il mercato detta, come sempre, le sue leggi.

In fondo, se ci pensiamo un attimo, tutto questo nacque nella notte dei tempi per lo stesso motivo per cui ancora oggi funziona: la paura della morte, della sofferenza, dell’incertezza.

La “spiritualità” dovrebbe non già lenire queste paure, offrendo consolazioni, speranze e promesse di salvezza, ma dissolverle alla luce di una Conoscenza - una Gnosi - cioè di una più autentica consapevolezza della natura dell’esistente: dove non esiste morte, non esiste perdita, la sofferenza è causata dall’ignoranza e dall’attaccamento e l’incertezza è da viversi come gioco esistenziale all’insegna della ri-evoluzione della coscienza di un eterno e immutabile Essere dal quale tutto origina, che tutto è e permea, al quale ogni cosa si rifà.

Questo è il risultato filosofico di tutte le correnti autenticamente spirituali: tutto è e sempre sarà. Noi siamo un transito di questo Essere attraverso la vita che lo afferma e evolve. Godiamoci lo spettacolo. Da qui l’etica conseguente: che questo transito sia bello, gradevole, gioioso, ricco di amore per la vita, per gli altri che siamo noi stessi, rendendo omaggio alla nostra natura assoluta, quindi divina, impostando relazioni armoniche e sensate senza paura di nulla perché nulla siamo e tutto siamo a prescindere.

La vita come danza e serena celebrazione.

Le grandi Spiritualità di tutti i tempi hanno consegnato all’Uomo questa conoscenza, fornendo – pur attraverso diversi e complessi miti – una consapevolezza semplice, elementare. Una concezione diretta e precisa: in fondo le “pratiche” servivano solo per creare le condizioni più adatte in noi (il silenzio, l’ascolto, l’intuizione) per poterla recepire e quindi regolarci di conseguenza. Tolti i veli dai nostri occhi e dalla nostra anima, l’Uomo poteva esercitare più sottili facoltà che lo rendevano sano e adatto per celebrare l’avventura dell’esistenza transitoria.
Sono convinto che un tempo le cose stavano così: personalmente mi piace credere in un’antica Età dell’Oro.

Cosa ruppe (e cosa rompe) questa coerenza? Cosa, ancora oggi, ci fa stare male, impostare relazioni conflittuali, gareggiare, lottare e quindi soffrire, ammalare e temere la morte? E quindi vivere una vita inconcludente, come bestie,  oppure smarrire in mille rivoli, teorie e pratiche “spirituali” perdendone il senso? Perdendone il principio sopra in poche parole riassunto?

È un virus. Un virus spirituale.

Dobbiamo tenere presente che la spiritualità, ovvero la concezione che abbiamo del mondo, nella quale crediamo, stabilisce tutto il resto: i nostri valori, la morale, la società, quindi la politica, l’economia, la vita di tutti i giorni.

È stata una spiritualità a inocularci il virus di una falsa conoscenza, per la quale non tutto è Assoluto. Non tutto è Dio. Non tutto è divino. Ci ha convinto che noi siamo superiori, che l’essere umano ha più diritti. Che l’essere umano non è Dio, ma è il preferito di Dio. Che ci sono cose che hanno più valore di altre. Che non tutto è Assoluto o Relativo allo stesso modo: ci sono cose più assolute e cose più relative. Ecco il virus.

Da quel momento abbiamo cominciato a lottare, a stare male, a distruggere, a distruggerci, a generare e a temere l’indigenza, a genere e a temere la diversità, la sofferenza e la morte.
Difficile ora riprendersi dopo generazioni e generazioni, dopo secoli e secoli, millenni, di questa malattia. Difficile ora recuperare il senso semplice della consapevolezza spirituale, difficile metterlo in pratica, difficile perfino comprenderlo perché siamo così intossicati nel corpo, nella mente e nello spirito.

Oggi proliferano teorie e tecniche per la liberazione e l’illuminazione, ma attenzione: queste teorie e queste tecniche, se non vissute alla luce di quella consapevolezza semplice, non ci disintossicheranno affatto, anzi replicheranno ansia e confusione. Non ci guariranno, ma si faranno collezione di rimedi rincorsi alla ricerca di lenitivi  ad una sofferenza che non verrà risolta alla luce di una consapevolezza ritrovata, di una conoscenza riaffermata, ma stordita da sedativi (pubblicità, consumismo, bella vita, veline e calciatori) o da droghe (da quelle chimiche a quelle esistenziali: il carrierismo e l’affermazione dell’ego, sia esso materialista o spiritualista).

La sintesi di tutte le dottrine meritevoli, antiche e precedenti l’avvento di quel virus, direi anzi immuni ma inascoltate per via della nostra comoda e avvincente presunzione di superiorità concessaci dal nuovo onnipotente “Dio”, è rintracciabile dappertutto, ed è tremendamente semplice: noi siamo Assoluto. Tutto lo è. Non c’è nascita, né morte, né ci sarebbe sofferenza se non la creassimo per via della nostra ignoranza, che genera paura e attaccamento. Fine. Questo è. Da questa sintesi consegue l’etica della vita come celebrazione, danza, gioia, opportunità di scoperta e di evoluzione, di emozione; sentimento e creatività, buone relazioni e amore e ogni incertezza sarebbe fonte di giocosa voglia di sperimentarsi e rinnovarsi, senza paura alcuna perché non vi è nulla che possa davvero compromettere ciò che siamo (e che abbiamo) in quanto implicito nella nostra natura Reale.

E allora non ci sarà bisogno di cure, pratiche, tecniche per liberarci e risvegliarci, perché alla luce di quella consapevolezza non siamo schiavi di nulla, né addormentati. La vita è la nostra pratica spirituale nel momento in cui fluiamo in essa liberi dal virus della dualità. Parteciperemmo così al grande “gioco delle parti” interpretando mille ruoli, personaggi e recite, inventando mille maschere colorate e divertenti, confrontandoci con le mille diversità – e avversità – nelle quali apparentemente l’Assoluto si frantuma, partecipando con convinzione giusto per vedere che succede, per scoprire nuove vibrazioni, per imparare ad amare questo circo di fenomeni senza tuttavia mai crederci davvero.

Puntate dunque all’essenza della spiritualità: e poi guarite dall’oblio, dal sonno, dall’impotenza e prendetevi cura di voi stessi, della vostra capacità di radicare bene nel profondo questa consapevolezza e tradurla nella vostra vita (per lo meno pensando a voi stessi, dato che l’umanità nel suo insieme è così compromessa, eppure con la speranza che il vostro lavoro interiore saprà inoculare, per via di misteriose rispondenze, un potente anti-virus in tutto il sistema).

Praticate le vostre discipline disintossicanti preferite, scopritene di antiche, inventatene di nuove ma ricordate l’essenza: risvegliate in voi quella consapevolezza semplice di essere Assoluto.

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