La volontà di ricerca spirituale
può significare molte cose diverse per ognuno di noi: anche questo fa parte
della ricerca e della vita spirituale, ovvero comprenderne il senso stesso. Può
significare risvegliarsi dal sonno della coscienza, che è etica e capacità di
visione, consapevolezza di sé e quindi della propria motivazione esistenziale,
adesione ad un grande disegno che va oltre se stessi, profondità di significato
e trascendimento. E tanto di più o, se preferite, tanto di meno. Lo sappiamo,
non ci sono parole. Più se ne aggiungono più ci si allontana da quello che, nel
silenzio, si può avvertire. È qualcosa di molto diverso da un’altra ricerca
qualsiasi. Esige logiche diverse, non ordinarie, paradossali. E ancora nulla di
tutto questo. Però, una cosa dobbiamo pur ammetterla: quanto si realizza – e
non parlo in termini di acquisizione, di potere, di possesso – dipende dalla
nostra disposizione d’animo. Non voglio neanche dire che dipenda da cosa
facciamo o non facciamo, da quello che scegliamo, dalla disciplina che ci
diamo, dall’impegno che ci mettiamo: queste sono eventualmente considerazioni
successive. Mi basta parlare dell’essenziale: la disposizione d’animo.
La
disposizione d’animo è quella postura interiore con la quale non possiamo
barare: non possiamo raccontarcela. Siamo sinceramente e opportunamente
“disposti” oppure no? Se lo siamo – e questo si tradurrà in cose molto concrete
e visibili – potremo realizzare. Se non lo siamo, non potremo realizzare. Se
sappiamo di non esserlo – e lo sappiamo – inutile provare o chiedere di
realizzare. Forse non è il momento. Forse non abbiamo le idee chiare. Forse non
ci rendiamo ancora conto, del resto con le facilonerie new-age che ci educano
al disimpegno costante ci ritroviamo spesso ad aver bisogno di reinquadrare
bene questa faccenda con la dovuta calma e lucidità. Se non lo siamo, la mente
- ma soprattutto il corpo - ci darà dei segnali. E tuttavia la ricerca
spirituale è inamovibile: se non siamo intimamente “disposti”, pronti ad
assegnarle il massimo valore, si ritrarrà da noi, naturalmente. Meglio quindi
evitare vie di mezzo, anche se difficile, perché non farebbero che illuderci.
Oppure, finalmente, decidiamo di ammettere quanto serio sia il nostro intento.
A quel punto risulta chiara una
necessità molto precisa e concreta: uscire dalla propria “zona di comfort”. Sì
perché la vita è là fuori. Potrà essere difficile, impegnativo, fastidioso,
potrebbe sembrare impossibile, ma è l’unica cosa concreta e indispensabile da fare: la verità,
l’illuminazione, ce la dobbiamo andare a prendere là fuori. Significa uscire
dalle proprie abitudini, convinzioni, certezze, equilibri. La zona di comfort
ce la siamo costruita per comodità, funzionalità e difesa. Ma lì dentro non
potremo che soffocare. Soffochiamo in una vita illusoria, non reale. Lì dentro
c’è solo morte, molto forbita, colta, appariscente, appagante, ma è morte.
Il problema è che siamo sempre
convinti di cercare la verità lì dentro, oppure di accomodarcela in qualche
modo. Pensiamo di adattarla alle nostre esigenze, preferenze e convenienze
senza minimamente pensare di spostarci fuori dalla nostra nicchia: e ce la
raccontiamo. Così anche la verità più speciale, le tecniche, le pratiche, le
discipline, le ricerche più autentiche diventano illusioni: appena entrano
nella zona di comfort diventano inganni e la loro energia vitale si spegne.
Iniziano così le elucubrazioni, gli accomodamenti, le suggestioni, i grandi
discorsi e le grandi esperienze, ma nulla è reale. Invece, piccole cose ma per
le quali siamo disposti a spostarci fuori sono le vere perle che ci faranno
crescere: perché siamo disposti ad espanderci. A uscire da noi stessi e da
quell’angusta gabbia dorata. La verità bisogna andarla a cercare là fuori.
Bisogna andarsela a prendere là fuori! Allora ci darà forza, energia, crescita.
Vita. Perché oltre la nostra zona di comfort c’è la vita. Essere “Iniziati”
significa vivere la vita, allargandosi, espande dosi attraverso anche le cose
più normali e semplici. Ma vere. Raccontarsela significa coltivare grandi
saperi e grandi discipline che però ci portiamo dentro la nostra vita fasulla:
ce le sistemiamo lì dentro, trasformandole in illusioni e in morte. Preferirei
mille volte avere a che fare con un semplice che però vive là fuori, che però è
“Iniziato” a questo mistero, piuttosto che con grandi scienziati, filosofi,
sapienti e cabalisti che non sono altro che morti che portano morte, asfissia,
distruzione (e infatti lo vediamo dove ci hanno portato questi grandi
sapientoni).
Potete fare tutti i corsi, leggere
tutti i libri, prendere tutte le lauree, fare tutti gli atti psicomagici che
volete: se state nella zona di comfort nulla è reale. Comprate solo prodotti
per l’ego, la mente, l’illusione da venditori altrettanto fasulli e irreali.
Sono solo illusioni. Se invece capite la portata del vostro intento e decidete
di “fare sul serio”, capirete bene cosa significa, e cosa implica, muoversi
davvero, impegnarsi, spazzare via le comode risposte new-age, passare dalla porta stretta e cominciare
non già a realizzare i vostri intenti spirituali, ma proprio a vivere.
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