mercoledì 24 febbraio 2016

DOVE SIAMO DAVVERO?



Potremmo chiederci: se il film Matrix rappresenta, più o meno allegoricamente, la nostra condizione, così come nel film le persone reali sono in verità accovacciate in vasche e attaccate a macchine, in quella che è la nostra vita reale, noi dove siamo? Voglio dire, il nostro sé probabilmente è, come nel film,  dormiente altrove e, ancora come nel film, sogna, in virtù di una specie di software interattivo, tutto quello che ora riteniamo essere il nostro mondo: le città, la gente, tutto quanto. Potremmo dire che noi non siamo dove crediamo di essere e non vediamo né facciamo tutto quello che crediamo di vedere e di fare. È una vita fittizia. In realtà siamo abbioccati da qualche parte, attaccati ad un “sistema” che fa girare un programma di realtà virtuale, molto convincente, nella nostra mente. Ma, se nel film le persone reali sono là fuori addormentate in quelle vasche, noi, i nostri sé reali, dove potremmo immaginare che siano? Nel nostro caso cosa rappresentano le macchine? Dov’è la realtà reale? Dove sono i nostri corpi reali? Come sono fatti? Com’è fatto davvero l’universo? Chi siamo? E, in definitiva, dove siamo davvero, mentre crediamo di essere qui seduti a leggere questo scritto? 

Ebbene, “io” “penso” che l’essere umano reale, ognuno di noi, sia dormiente imprigionato dentro se stesso, preda di un virus connesso ai gangli della sua mente reale il quale intercetta, devìa e, in virtù del nostro potere creativo, riproietta attraverso sistema nervoso e sensi una dimensione esistenziale-olografica-materiale-collettiva riproducendo, fuori di sé, l’immagine del suo “corpo” e del “mondo”, ovvero di tutto quanto ci circonda. Quel virus è la mente di superficie che, alimentata da un persistente egocentrico oblìo della verità, prende possesso delle menti e crea quella bolla di illusione nella quale crediamo di trovarci, muoverci, agire, fare, evolvere e quant’altro. In realtà siamo dormienti dentro noi stessi, nella profondità della nostra vera mente, avviluppata nei tentacoli di questo polipo iper-plastico che intercetta e definisce a modo suo, ricalcando le necessità di un ego separato e conflittuale, il mondo illusorio che crederemo circondarci.


Meditando su questa vertiginosa immagine, possiamo valutarne tutte le molteplici incredibili implicazioni e forse avvicinarci a “capire” cosa può essere, e cosa non può essere, considerata come una “via di risveglio”. Possiamo forse intuire, silenziosamente e in punta di piedi, cosa potrebbe voler dire essere liberi.




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