venerdì 23 maggio 2014

Perché facciamo ancora così tanta fatica?

Perché facciamo ancora così tanta fatica? Cosa c’è ancora di così tanto vecchio nella nostra nuova era?

Ed eccomi qui: alle prese con una malattia. Niente di che, diciamo un “contrattempo”, un fastidio, che però esige di modificare programmi importanti, prorogare progetti, disdire eventi. Un fastidio che sicuramente n questo mio caso riguarda il fare sforzi, il fare fatica, nel modo sbagliato, ma anche di per sé.

Ed ecco che parte il circo dei medici, dei farmaci, degli interventi. Ma sì, non è quello che mi sposta… mi entusiasma invece l’idea di essere costretto a meditare. Proprio a meditarci su. Non per fanatica dietrologia o per trovare significati reconditi in ogni cosa, eppure, è anche un po’ così. Cosa c’è a monte? Ed ecco presentarsi le solite vecchie paure, le solite zavorre, che diventano resistenze, che diventano auto-sabotaggi. Ed ecco puntuali anche degli Angeli che si presentano. No, non parlo degli angioletti, ma di persone straordinarie, che capitano al momento giusto. In quel momento. Sempre puntualmente ignare, almeno all’inizio, del loro perché. E allora ecco la grande opportunità: abbiamo la necessità, abbiamo la possibilità, abbiamo gli eventi giusti, abbiamo pure gli Aiutatori (e io ho pure Luna! che immancabilmente si accuccia mentre riposo). Meglio di così! C’è solo da imparare, da capire, da crescere. Ancora una volta, certo! Con grande umiltà. E coraggio. Ed eccole lì le paure… che ci fanno fare così tanta fatica! Così tanti sforzi! Che ci rendono ciechi rispetto alla nostra eleganza arcaica per farci usare così tanti muscoli inutili, fino allo sfinimento. E alla malattia.

La nuova era non può essere una teoria. Non può essere una cosa solo nella testa. Ma, quanto c’è davvero di nuovo in quello che poi alla fine veramente facciamo? Anzi, che veramente SIAMO? Anche la malattia e il dolore sono strumenti fantastici per stare nel presente, di fronte alla nostra inadeguatezza. Ecco il messaggio, puntuale. Ecco chi ti può aiutare, altrettanto puntuale. E poi ci sono “io”.

Allora? La molliamo ‘sta zavorra o no? Questo passato? Questi limiti? Questi schemi mentali e bigotti? Questo vecchiume che pesa sulla mente e sul corpo?

Bene. So cosa fare per le prossime settimane.

Certo, se gente come noi molla le zavorre, ed È, nella pratica, veramente, radicalmente, visceralmente. È ciò che sa, che sente, che intuisce con la mente e con il cuore… beh… allora se gente come noi fa questo… CI SIAMO. J
                                                                                                                                              CARLO

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