(Estratto da alcuni incontri)
In alcune tue conferenze e anche
nell’ultima parte del tuo libro "Metamorfosi", sembra che proponi un progetto di vita,
come la creazione di un gruppo umano o di una comunità spirituale. Non ho
capito esattamente di cosa parli, puoi meglio descrivere questo progetto?
“Borgo
Spirituale”: non saprei come altrimenti definirlo.
L’idea
alla quale stiamo lavorando concretamente – luogo e condizioni generali sono
già abbastanza definite da me e da alcuni amici – non nasce per creare una
comunità o un ecovillaggio. Certo, gli aspetti del biologico e
dell’autosufficienza sono inclusi, ma senza fanatismi e con la dovuta
gradualità.
Una
volta soddisfatte pienamente e gioiosamente le necessità di base, desideriamo
dedicarci allo sviluppo del nostro potenziale, o comunque vogliate intendere la
vocazione spirituale. Individualmente, ma anche condividendo alcune esperienze
in modo spontaneo e non invadente (ognuno a casa sua per intenderci, ma potendo
godere di momenti e spazi condivisi, tra di noi, con amici e “compagni di
viaggio”). Senza bandiere, né scuole, né maestri (tutti lo siamo e tutti
possiamo imparare sempre e comunque), senza guru o primi tra pari, senza
risvolti politici o dogmatici.
L’obbiettivo,
giusto per ribadirlo, non è “biologico” o “naturalistico”. Per lo meno, non
solo quello: il focus è sul progetto di uno stile di vita sostenibile in funzione del “lavoro” spirituale, per
avere il tempo, anche grazie al sostegno reciproco e alla forza del gruppo e di
un contesto di valori umani recuperati, di dedicarsi compiutamente a
quelle pratiche, discipline e scelte di vita volte alla Rinascita. C’è bisogno
di soldi, tempo e tante belle cose: ma non è questo il punto. Quello che deve
arrivare arriva o arriverà. Servono piuttosto buona volontà, intenti puri e
coraggio delle proprie scelte. Se ci siamo,
il resto viene da sé.
Il
progetto è ampio. Sappiamo quello che non vogliamo. Ci sono molti dettagli già
esaminati. Molti sogni condivisi e già sul piatto… Moltissime cose che si
possono fare. E comunque vedremo: l’importante non è cosa fare, ma come farlo. Non c’è fretta, né la
necessità di fare – altra trappola –
se prima non si è. Se prima non si
aprono quei canali che ci portino a vibrare su quel piano dove è possibile
aprirsi ad una certa intuizione, ad una visione corretta delle cose: se no si
mette il carro davanti a buoi e si pensa di fare qualcosa di nuovo però sempre
con la solita mente, non facendo altro che sbagliare. Prima si lavora su di sé
per rendersi canali puliti ad una visione reale, comprendendo cosa può
significare cavalcare l’onda del cambiamento, l’onda del nostro potenziale
interiore e poi, forti di questa consapevolezza, si muoveranno i passi nella
direzione migliore, con occhi e sensi nuovi, verso una realtà davvero
rinnovata, che adesso non possiamo neanche immaginare. È una piantina delicata,
che va coltivata in serra. Nel silenzio.
Hai un progetto preciso in cantiere?
Non c’è un “io” e un “voi”, un “fare
parte di”, un accettare o meno un progetto o una proposta, o l’idea mia o di
qualcuno. Non c’è un rispondere “sì, mi va” oppure “no, non mi va” a qualcuno. Nulla da temere, nulla da
poter perdere, nulla che venga dall’esterno da soppesare passivamente. Non è
neanche giusto. Nulla per cui sentirsi in dovere, o sfruttati, o da giudicare.
Non ci devono essere soggetti attivi che “vendono” qualcosa e soggetti passivi
che valutano se comprarla o meno, che la giudicano, che la debbano accettare o
meno, magari aspettandosi qualcosa, facendosi idee o temendo chissà che. Non ci
devono essere istituzioni, entità, bandiere, guru, né scuole o appartenenze.
Semplicemente, la mia opinione, se mi
viene chiesta, è che uno sbocco possibile idoneo per favorire la propria
ricerca, vocazione e opera spirituale - intesa come “lavoro su di sé” - sia
quello di poter disporre di un contesto spazio-temporale ove potersi
raccogliere e dedicarsi adeguatamente al proprio sentire. Un contesto anche
umano favorevole, per condividere, eventualmente e non necessariamente, momenti
di dialogo, di confronto, di meditazione o di collaborazione.
Ognuno può crearsi questo spazio-tempo,
senza aspettare altri. Può anche sperimentare contesti già esistenti. Oppure,
laddove vi sia una certa comunione di intenti e di vedute, creare insieme ad
altri, mettendoci del proprio, qualcosa di adatto, potendo così disporre di una
maggiore forza data da un gruppo sufficientemente affiatato, affiatamento che
va opportunamente costruito e verificato con calma prima di condividere
progetti di questo tipo.
Il contesto di cui parlo può anche
essere pensato come esperienza per il fine settimana o per periodi di ritiro
spirituale, come una sorta di laboratorio, fino all’idea di una scelta di vita
più radicale, residenziale e di autosufficienza. L’importante è tenere sempre
presente la centralità dell’individuo, cioè la propria presenza attiva,
volontaria e concreta, nel fare e non
nell’aspettarsi di soppesare quello che propongono gli altri, magari poi con la
paura che ti vogliano fregare, oppure con in testa la furbata di poter sfruttare
gli altri, peggio ancora…
Bisogna essere concreti e presenti a se
stessi, al proprio sentire, alle proprie aspirazioni reali e, quindi, fare, ovvero regolarsi di conseguenza verso
una direzione piuttosto che altre. Bisogna essere molto sinceri con se stessi, prima
ancora che con gli altri.
Io non propongo niente: secondo me quella è una possibilità interessante da considerare, viste le circostanze sociali nelle quali ci troviamo, per individuare delle vie concrete non solo per sperimentare nel quotidiano le proprie intuizioni e conquiste spirituali, ma per poter ricavare il tempo e l’energia necessaria ad un lavoro che, visto da dove partiamo, è piuttosto complesso e richiede di potersi dedicare a cose precise, potendo sviluppare un certo stile di vita che faccia da contenitore possibile. Fare da soli questo può non essere facile e, quindi, penso che vibrare insieme ad altri verso questa direzione potrebbe essere più fattibile, bello e divertente. Ma, è un qualcosa di magico: non si può ragionarci troppo con la testa, fatta di aspettative e di paure, di calcoli e di causa-effetto. Per questo dico che prima si fa un lavoro individuale interiore di un certo tipo, poi ci si sente con gli altri, e intanto la realtà attorno comincia a muoversi, a cambiare, a rispondere sincronicamente. E, se non c’è l’ego di mezzo, si può fluire intuitivamente verso certe possibilità e realizzazioni, spostarsi di piano, fare miracoli. Se invece si cede alle trappole della mente e dell’ego, del calcolo e della paura, bom… si è già finito e anzi, meglio accorgersene subito e mollare la presa, altrimenti, con tutte le buone intenzioni che siamo capaci ad inventarci, si creeranno mostruosità.
Io non propongo niente: secondo me quella è una possibilità interessante da considerare, viste le circostanze sociali nelle quali ci troviamo, per individuare delle vie concrete non solo per sperimentare nel quotidiano le proprie intuizioni e conquiste spirituali, ma per poter ricavare il tempo e l’energia necessaria ad un lavoro che, visto da dove partiamo, è piuttosto complesso e richiede di potersi dedicare a cose precise, potendo sviluppare un certo stile di vita che faccia da contenitore possibile. Fare da soli questo può non essere facile e, quindi, penso che vibrare insieme ad altri verso questa direzione potrebbe essere più fattibile, bello e divertente. Ma, è un qualcosa di magico: non si può ragionarci troppo con la testa, fatta di aspettative e di paure, di calcoli e di causa-effetto. Per questo dico che prima si fa un lavoro individuale interiore di un certo tipo, poi ci si sente con gli altri, e intanto la realtà attorno comincia a muoversi, a cambiare, a rispondere sincronicamente. E, se non c’è l’ego di mezzo, si può fluire intuitivamente verso certe possibilità e realizzazioni, spostarsi di piano, fare miracoli. Se invece si cede alle trappole della mente e dell’ego, del calcolo e della paura, bom… si è già finito e anzi, meglio accorgersene subito e mollare la presa, altrimenti, con tutte le buone intenzioni che siamo capaci ad inventarci, si creeranno mostruosità.
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