lunedì 28 novembre 2016

Considerazioni Alimentari



Tenendo presente che mi occupo di divulgazione e formazione alla Meditazione e alla Ricerca Spirituale  è doveroso da parte mia esporre (ed espormi) su alcuni temi di carattere sociale: ad esempio l’ho fatto esprimendomi sulla New Age, così come definendomi più di destra che di sinistra (per lo meno data l’attualità, in special modo italiana), sul complottismo cercando di prendere le distanze da ossessioni e fanatismi, persino nell’ammettere la mia serenità con Trump alla presidenza USA e il mio “no” al prossimo referendum del 4 dicembre, esprimendo peraltro la mia lontananza dall’imperante catto-comunismo. Sulla Chiesa (le chiese) conoscete abbondantemente il mio pensiero!

Ora però, spinto da molte domande sul mio essere “onnivoro”, devo necessariamente dire la mia sulla questione alimentare: ben sapete che mangio anche carne. Pur tuttavia sapete anche che amo il dialogo, la sperimentazione e ci tengo a portare varie possibilità di riflessione, ad esempio invitando il dott. Andrea Passeri come docente di cultura vegetariana e vegana in Accademia e organizzando pure cene vegan a Terni. Ora, per ragioni di completezza, scrivo questo breve articolo per chi volesse trovare un riferimento verso il quale eventualmente orientarsi tenendo presente anche il mio parere, nel rispetto delle scelte di tutti.

Personalmente seguo una dieta equilibrata: infatti sono onnivoro.
Questo vuol dire che non sono né carnivoro, né vegano: vuol dire che seguo la piramide alimentare come descritta nella dieta mediterranea (patrimonio dell’umanità).

Ci sono diete più facilmente equilibrate ed equilibrabili, come quella onnivora e quella vegetariana (adatta specialmente per gli adulti) e ci sono diete meno equilibrate e più difficilmente equilibrabili, in genere se non ricorrendo alla farmaceutica (integratori), come quella carnivora e quella vegana.

Dal punto di vista etico in tutti i casi la vita si nutre di vita, a scapito di vita. Se non vogliamo determinare arbitrariamente che una vita sia più importante di un’altra, il principio della compassione – inteso meramente come salvezza di vita - viene inevitabilmente smentito. Anche digerendo uccidiamo. Anche respirando uccidiamo! Per il solo fatto che nasciamo non possiamo essere ad impatto zero: quindi la gara a chi è più puro non ha senso. Ovvio che gli allevamenti intensivi, l’industria violenta del cibo, ma anche l’agricoltura estensiva (specie di soia), andrebbero  boicottati. La crudeltà non ha senso mai. Teniamo comunque presente che il business è un fenomeno che caratterizza entrambe le industrie: quella delle carni e quelle del biologico-vegan-soia. Ovvio che dal punto di vista salutistico cercheremo di regolarci al meglio: cibi bio, filiera corta, l’orto, il contadino ed, eventualmente, il macellaio di fiducia.

Sul piano spirituale nessuna grande tradizione indica una dieta vegana: tutte raccomandano – salvo talune proibizioni – una dieta equilibrata onnivora o vegetariana. Spesso per questioni sociali o devozionali. Talune religioni indicano modalità di coltivazione e di macellazione, ma non indicano necessariamente una dieta vegetariana.

L’unica tradizione che indica una dieta funzionale alla meditazione, escludendo talune scuole tantriche piuttosto estreme, è quella indiana, per la precisione ayurvedica, che suggerisce una dieta “sattvica” (che di fatto costituisce una dieta vegetariana equilibrata).

Il mio suggerimento per le persone che fanno meditazione – salvo poi che ognuno farà le sue scelte personali – è di adottare una dieta onnivora o vegetariana, ovvero diete equilibrate e facilmente equilibrabili (ad esempio nel caso dell’onnivorismo la scelta di seguire la piramide mediterranea). Suggerisco anche di saltare una cena alla settimana e di fare un digiuno (liquido) di 24 ore al mese, a meno che non si abbiano controindicazioni da parte del medico. Per predisporsi al meglio alla meditazione suggerisco di seguire una dieta sattvica.

La dieta “sattvica” (a grandi linee)

- Verdure e frutta crude, se necessario, poco cotte, coltivate biologicamente e non transgeniche; limitate erbe aromatiche e spezie; succhi;
- Cereali integrali e semi grezzi macinati e inzuppati d'acqua;
- Legumi, cereali e semi crudi in germoglio; riso, farro frumento;
- Yogurt, siero di latte, latte fresco biologico (in quantità moderate) e ghee (in piccole quantità), tutti prodotti da mucche rispettate e dopo che hanno allattato i loro piccoli, miele d’api e di altri tipi;
- Olio crudo (spremuto a freddo) come condimento;
- Noci, mandorle (non tostate), polpa e acqua di cocco (per coloro che vivono nelle zone tropicali);
- Acqua pura MAI FREDDA (anzi meglio tiepida) consumata possibilmente prima e dopo i pasti.

Una dieta sattvica:

- nutre il corpo e la mente
- conferisce calma e sicurezza interiore
- sviluppa una mente equilibrata, calma e pacifica
- promuove l’autostima, sicurezza e fiducia in se stessi
- sviluppa tolleranza e generosità
- dona salute fisica e mentale, vigore e forza fisica,
- accresce specificatamente il senso di soddisfazione e l’equilibrio
- rinforza e rende armoniosa la voce
- incrementa ojas.

PS: Ojas significa “forza”, “vigore”, “potere”, “energia”, “vitalità”. Ojas può essere considerata l’essenza più sottile che viene estratta dal cibo.  

Personalmente apprezzo molto la scelta vegetariana e vegana per questioni etiche e salutiste: nulla da dire, c’è solo da ammirare. Certo, credo sia meglio adottarla con gradualità e facendo attenzione, ma ben venga in linea generale (anche se non la ritengo risolutiva delle problematiche sociali, etiche ed economiche generate dall’industria del cibo). Tanto meglio comunque stare dalla parte della soluzione piuttosto che da quella del problema. Devo necessariamente aggiungere che trovo  contraddittorio, controproducente e patologico il modo con cui talvolta certe scelte vengono motivate, vissute e ostentate. Taluni vegani, paradossalmente - eppure spesso mi è capitato di notarlo - diventano ossessivi, monotematici, direi fanatici: creano fratture tra le persone, si sentono puri e nel diritto di disprezzare chi non fa come loro, risultando invadenti, aggressivi compromettendo così un dialogo che invece potrebbe risultare costruttivo e utile alla crescita di tutti. Esorterei dunque, proprio nell’interesse degli stessi amici vegani,  ad una maggiore serenità di approccio, rispetto e tolleranza, proprio perché si possa essere testimoni attendibili di una scelta assolutamente encomiabile.

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