lunedì 28 dicembre 2015

Testi "Sacri" e Ipotesi Extraterrestre: ma davvero si pensa di aver capito tutto?


Le ipotesi esplorative moderne, che sono quelle di alcuni scienziati e finalmente non solo piú quelle del mondo “new age”, sembrano allinearsi con un sapere antico, esoterico, che da sempre accompagna l’Uomo nella sua indagine della realtá. Un sapere sotterraneo, misterioso, nascosto soprattutto dove l’uomo é meno abituato a cercare: dentro se stesso.

La cosiddetta “ipotesi extraterrestre” non dice niente di nuovo rispetto alle tradizioni esoteriche di tutti i tempi e di tutti popoli: dai Veda alla Teosofia, dallo sciamanesimo dei popoli nativi alla neo-gnosi psichedelica, dai saperi dell’antico Egitto, o forse di Atlantide o di Lemuria, ai misteri templari e massonici, dalla mistica religiosa alla moderna mistica dei fisici e degli scienziati.
Partendo dalla conoscenza e dall’interpretazione degli antichi miti, comparandoli tra loro ed osservando le stupefacenti similitudini tra popoli e culture cosí diversi nel tempo e nello spazio, si aprono almeno un paio di vie:

1.     la via archeologica, ovvero quella della moderna paleoastronautica, dell’antropologia del sacro, dell’archeologia misteriosa e dei sincretismi tra nuova storia e nuova fisica, quindi siamo nel filone scientifico e para-scientifico, che si spinge ai suoi estremi con l’ufologia e l’esopolitica;

2.     una via che si muove su un terreno che, anche se si tenta di far  convergere in qualche modo verso quello scientifico, resta di fatto un approccio diverso, non necessariamente elusivo rispetto alla scienza, ma fondato su percorsi del tutto alternativi: mi riferisco al soprannaturale, allo psichismo, al contattismo, a sistemi di indagine supportati da una sensibilitá e da una logica “altra”, dove l’essere umano puó contare su strumenti “non convenzionali” in lui stesso risvegliati: sensi interiori e facoltá misteriose che tuttavia tutti possiamo imparare a ritrovare dentro noi stessi.

Penso che sia giunto il tempo di restituire al Sapere quel respiro cosmico e totalizzante di un tempo. I misteri del passato, la crisi del presente, l’attesa di un futuro che vogliamo diverso, che sentiamo dovrá essere diverso, conduce tutti quanti noi all’opportunitá - se non alla necessitá - di elevarci ad un livello superiore oppure, se vogliamo, di sprofondare senza paura negli abissi della nostra anima.

Abbiamo bisogno di una via olistica, di una via spirituale che effettivamente oggi possiamo percorrere con maggiore consapevolezza e intelligenza: una via che dalla conoscenza ci conduca alla coscienza. Alla coscienza di un sapere da ritrovare anche nel passato, come chiave di lettura del presente e del futuro possibile.

Tratto dal mio intervento presso il Convegno “The origin of civilisation”, Dubai, 2010:

Durante convegni come questo, non si dice mai chiaramente, ma si lascia intendere, che c’é dell’altro, che i conti non tornano. Non si parla di extraterrestri e non si crede agli UFO, eppure tra le righe a tutti quanti rimane il gusto di pensare:

·       che la nostra origine non é terrestre,
·       che siamo stati forse creati o che per lo meno vi é stata un’interferenza aliena o extraterrestre durante la nostra creazione o evoluzione;
·       che i miti e le religioni di ogni tempo hanno attribuito a questa interferenza connotati divini e valori spirituali;
·       che i grandi misteri archeologici potrebbero essere risolti ammettendo l’esistenza di civiltá antiche tecnologicamente avanzate, le quali erano forse le avanguardie di civiltá stellari e di energie superiori, nelle quali ritrovare non solo la nostra origine divina e umana, ma anche il filo conduttore della nostra vera storia, della nostra coscienza perduta e della nostra evoluzione possibile.

Tutto questo non é fantascienza e che, comunque la si voglia pensare, non é qualcosa di inutile: che Atlantide e gli UFO siano realtá storica o un mito moderno non ha poi molta importanza se sono in grado di ispirare una ricerca che piú facilmente possa aprire la nostra mente, e guidarci alla scoperta non giá di una storia piuttosto che di un’altra, dell’universo o dell’atomo, ma di noi stessi.

Il fatto che, per fortuna, una serie di studi - portati avanti da molti liberi ricercatori - abbiano permesso di acquisire una lettura letterale ed etimologicamente più corretta di molti cosiddetti Libri Sacri – i testi a fondamento di grandi religioni, tra i quali la Bibbia – non deve necessariamente indurre ad un riduzionismo ateo e materialista.

Il fatto che si scopra che, ad esempio, secondo la sua interpretazione letterale, la Bibbia sembrerebbe non parlare tanto di Dio ma sia un resoconto storico di vicende terrestri ed extraterrestri riguardanti i conflitti tra creature e legioni spaziali e la loro lotta per la supremazia sulla Terra e sui terrestri, autoctoni o geneticamente modificati se non creati da questi “nazisti cosmici” capitanati da una sorta di Hitler dello spazio che rivelerebbe la reale identità fisica di Yhavhé; il fatto che in altri testi si parli di Anunnaki piuttosto che di Vimana e quindi riscontriamo una certa versione comune di fenomeni alieni che vengono poi presi – o si fanno passare – per dèi, divinità se non addirittura per “Dio” come concetto spirituale assoluto, non nega né può escludere la concezione della trascendenza dal materiale, sia esso terrestre oppure multiplanetario o multidimensionale.

E da queste vicende storiche possono benissimo essersi generate forme di psichismo collettivo che hanno proiettato su piani “astrali” e invisibili forme pensiero, entità, eggregore che hanno preso vita e forza su quei piani che l’esoterismo prende in considerazione e indaga a completamento di scenari cosmici da leggersi su più piani e attraverso più chiavi di lettura, non rinchiudendosi entro i confini della corporeità e della materia. Ovviamente, se mai, si negheranno, si smaschereranno, le origini e le pretese spirituali di quella piuttosto che di quell’altra religione: si negherà “quel Dio” che scopriamo essere stato qualcosa di molto diverso, sia sul piano materiale sia sul piano dei mondi invisibili come effetto di uno psichismo collettivo cronico, in entrambi i casi creando confusione, menzogna, illusione. Si smaschereranno dèi, religioni e racconti che di spirituale non hanno assolutamente niente, ma questo non porta a negare il mistero di una vita ben più complessa e articolata che sconfina dai piani materiali. Non si negherà l’anima, la vita spirituale, non si negherà certo Dio in quanto superiore gnosi e coscienza dell’Essere.

Penso sia importante chiarire questo punto altrimenti, se da una parte rendiamo omaggio alla “ragione” demolendo certe religioni e i loro dèi, o demolendo quel “Dio Assoluto” che scopriamo essere stato, forse, una creatura aliena ma forse anche un’entità multidimensionale e trascendente in quanto conseguenza di una certa strategia di sottomissione (entità trascendente che comunque ricalca una natura aliena e predatoria), dall’altra parte, nel fare questo, non cadiamo nell’errore di un novello laicismo ateo materialista che ci rinchiude nuovamente nei limiti della materialità sensoriale, sebbene ampliata nell’ammissione del fenomeno alieno ed extraterrestre ma pur sempre… “piccola”. Distruggiamo religioni, dèi e smascheriamo menzogne, ma non perdiamo una visione complessa del Reale e, soprattutto, non perdiamo la nostra Anima altrimenti, rendendo omaggio ad una verità, faremmo un grave torto a verità più grandi e all’essenza dell’Uomo.

martedì 1 dicembre 2015

In cosa credo? Chi prego?


Non credere nel dio cattolico o in quello (quelli) delle religioni in generale non significa automaticamente essere atei, laici o agnostici. Non significa neppure credere, eventualmente, solo nella propria divinità interiore, immanente. Io non sono cattolico e non credo nel dio dei monoteismi. Per lo meno, non credo che si tratti di “Dio” che per me è intelligenza della vita, coscienza universale, comunione

Ricercarlo, sentirlo, trovarlo in sé, come essenza che esperisce ed evolve attraverso la mia umanità, ma anche nel fluire della vita, in tutti noi, in ogni cosa così come nel trascendente è la mia strada, la mia via di consapevolezza, nel rispetto del sentire di tutti: in fondo siamo tutti in viaggio. Io stesso potevo pensarla diversamente qualche anno fa, oggi sento questo, magari domani sentirò ancora altro. 

Spesso mi si chiede: ma quando preghi, quando senti la necessità di un “dialogo”, a chi ti rivolgi? Ebbene, fermo restando che per me preghiera dovrebbe essere la vita stessa e soprattutto gratitudine più che richiesta, io prego me stesso. Sì perché “Dio” sa benissimo cosa deve fare. Io prego me stesso affinchè possa “io” essere capace di rendere omaggio alla vita, alla coscienza, a Dio. Io prego Carlo che non faccia troppi errori, che sappia sempre amare, voler bene, fare cose belle per lui stesso e per gli altri. Quante volte non ci riesco! Ecco perché prego. Ecco perché “mi prego”. A “Dio” – che per me non è quel dio delle religioni! - posso solo rendere grazie, da “lui” posso solo accettare, per “lui” posso solo fare, cercare di capire, di essere quella scintilla che lo rappresenta… nonostante Carlo.