Sento spesso parlare della questione del “non-giudizio” e mi
sembra a volte di cogliere, paradossalmente, un giudizio nei confronti di chi
giudica. Io credo che la questione del “non-giudizio” sia assolutamente
incontestabile se parliamo di calunnia, menzogna, maldicenza, insulto o pura
cattiveria, ma non vedo perché non ci si debba sentire liberi di giudicare, di
esprimere la propria opinione, il proprio senso critico e di discernimento,
magari di correggere se se ne ha la competenza.
Credo che ognuno debba essere responsabile
di quello che è, che fa e che dice e quindi accogliere il giudizio che
eventualmente arriva, senza troppi problemi, anzi facendone motivo di
riflessione e di crescita. E sentirsi libero di esprimere a sua volta il
proprio giudizio, che potrà essere utile all’interlocutore.
A volte mi sembra
che la questione del “non giudizio” rischi di diventare un modo per pararsi il
fondoschiena e giustificare magari un operato non del tutto pulito dietro alla scusa
di una pretesa ingiudicabilità, per poi riversare sull’altro, rivoltando la
frittata, la legge di attrazione o dello specchio, di fatto abusandone.
1 commento:
Il non-giudizio deve assolutamente implicare il discernimento che è l'ottava superiore del giudizio. Il discernimento diventa operativo per mezzo del non-giudizio. Il non-giudizio senza discernimento è comunque un'altra faccia del giudizio...
Posta un commento