giovedì 9 gennaio 2014

Sul "non-giudizio"


Sento spesso parlare della questione del “non-giudizio” e mi sembra a volte di cogliere, paradossalmente, un giudizio nei confronti di chi giudica. Io credo che la questione del “non-giudizio” sia assolutamente incontestabile se parliamo di calunnia, menzogna, maldicenza, insulto o pura cattiveria, ma non vedo perché non ci si debba sentire liberi di giudicare, di esprimere la propria opinione, il proprio senso critico e di discernimento, magari di correggere se se ne ha la competenza. 

Credo che ognuno debba essere responsabile di quello che è, che fa e che dice e quindi accogliere il giudizio che eventualmente arriva, senza troppi problemi, anzi facendone motivo di riflessione e di crescita. E sentirsi libero di esprimere a sua volta il proprio giudizio, che potrà essere utile all’interlocutore. 

A volte mi sembra che la questione del “non giudizio” rischi di diventare un modo per pararsi il fondoschiena e giustificare magari un operato non del tutto pulito dietro alla scusa di una pretesa ingiudicabilità, per poi riversare sull’altro, rivoltando la frittata, la legge di attrazione o dello specchio, di fatto abusandone. 

1 commento:

Sol ha detto...

Il non-giudizio deve assolutamente implicare il discernimento che è l'ottava superiore del giudizio. Il discernimento diventa operativo per mezzo del non-giudizio. Il non-giudizio senza discernimento è comunque un'altra faccia del giudizio...