(tratto dalla trascrizione di un incontro - novembre 2013)
DOMANDA:
Mi
piace molto l’idea del gruppo, del laboratorio, come occasione di confronto e
di scambio costruttivo. Questo sì. Eppure tu stesso poni sempre l’enfasi sul
fatto che il cammino è e deve essere squisitamente individuale e personalmente
condivido questa affermazione e ribadisco che per quanto mi riguarda io mi vedo
e voglio restare su un cammino individuale. Se porti delle proposte per una
progettualità di gruppo, forse come condizione necessaria, mi sembra che
contraddici questo principio. Puoi aiutarmi a capire meglio in che senso intendi
il percorso di gruppo?
CARLO:
Cosa intendi per “individuale”? Cos’è “individuale”?
Come e fino a che punto un percorso di espansione della coscienza può ritenersi
una questione “individuale”? Chi sei “tu” come “individuo”? Cos’è (e chi è)
un “individuo” dal punto di vista dell’esperienza di una coscienza? Pensi che
sia qualcosa di limitato a te come ti vedi ora? Il tuo “Sé Superiore” credi di poterlo confinare in quello che adesso
tu pensi e percepisci di essere come individuo, in questo spazio, in queste
dimensioni, in questo specifico tempo? In questo tuo corpo e in questa tua
mente? Credi di essere così limitato? E che il cammino debba essere così
limitato? Credi davvero di essere, ora come ora, una Monade distinta e distinguibile,
a sé stante, in quanto tale? Vuoi
limitare alla tua percezione attuale, che vuoi difendere a tutti i costi come
“individuale”, l’infinito corpo interconnesso oltre lo spazio e il tempo che
veramente sei? Che siamo?
Certo che la presa di coscienza e la responsabilità
del proprio percorso sono questioni squisitamente tue, come riflessione
personale, intima, indipendente e autodeterminata, ma tale presa di coscienza
dove ti porta? Se pensi che il cammino debba essere “individuale” perché tu possa
finalmente farti gli affari tuoi, per conto tuo, nel tuo giardinetto, credo che
sia una visione molto limitata, tra l’altro impossibile: non reale. Certo che
puoi desiderare vivere una fase di centratura tua, di raccoglimento. È anche
vero che nel cammino ci sei tu, con te stesso, con la tua capacità di
autodeterminarti in forma libera e indipendente. Soprattutto responsabile in
prima persona. Su questo siamo d’accordo. È così, deve essere così e sarà
sempre così. Ma ridurre all’attuale percezione di sé il risultato di Coscienza,
che può e deve fiorire dal tuo profondo, è un equivoco: diventa un limite
enorme, una giustificazione! Da un concetto che ha indubbiamente il suo valore,
diventa di fatto una resistenza. Proprio come quando, dall’altra parte, si
sposta tutto il baricentro sul gruppo: anche in quel caso, se si perde di vista
se stessi, si produce il problema opposto. Ricordatevi che siamo qui per
conciliare gli opposti, con intelligenza, oltre le apparenti contraddizioni. Bisogna
intendersi ed essere molto sinceri con se stessi quando ci si ferma ad una
formula per pretendere che sia solo quella: è una trappola. Ci possono essere
delle fasi, ma il discorso è sempre nel Sé e, tuttavia, più ampio del “sé”.
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