Trascrizione dagli incontri tenuti da Carlo Dorofatti in Umbria...
DOMANDA:
Qual è il senso della realtà? Come possiamo interagire attivamente con gli eventi? Cosa ne pensi della “legge di attrazione”?
CARLO:
Parto dall’ultima domanda. Sulla legge
di attrazione si è fatta molta confusione ultimamente. Di solito la si confonde
con la legge dello specchio, per la quale quello che vediamo non è come sono
fatte le cose, ma come siamo fatti noi. C’è una relazione precisa tra come ci
poniamo e quello che la vita manifesta. Più profondamente, è la nostra stessa
coscienza in evoluzione che manifesta la realtà, che la proietta proprio per
come le serve: che ne siamo consapevoli o meno, questo meccanismo funziona
perfettamente. Così come noi siamo estranei a noi stessi, non ci conosciamo e
abbiamo paura delle nostre parti più nascoste e misteriose, allo stesso modo
temiamo quanto queste parti proiettano sulla realtà, che ci appare come
qualcosa di indipendente da noi, di altrettanto estraneo, di fatale. Eppure
tutto questo siamo sempre noi, in cammino.
La legge
di attrazione attiene ad un principio ermetico importantissimo, ma non ha
niente a che fare con l’idea per cui tu devi poter attrarre ciò di cui hai
bisogno: si tratta esattamente del contrario! Il concetto ermetico dice che il
tuo ruolo divino nel mondo è quella di attrarre gli esseri, le cose, gli eventi
e le circostanze per cui tu puoi essere al servizio nel migliore dei modi: attrai
ciò che ha bisogno di te! Questo era il concetto, nobile e di ben altra
levatura, stravolto dalla solita brama opportunista e consumista che ha
trasformato la spiritualità in un kit
di sopravvivenza.
Secondo un autore a me molto simpatico,
“lo scopo e il senso della vita di un qualsiasi essere vivente consistono nella
gestione della realtà”[1].
Penso di capire cosa intenda l’autore, tuttavia io preferirei piuttosto parlare
di una spontanea, divertita, naturale e consapevole
partecipazione allo sviluppo della realtà. Non c’è bisogno di gestire
alcunché. C’è solo da essere: è questo il senso secondo me più preciso con il
quale intendere queste “istruzioni” sulla legge d’attrazione che oggi vanno
tanto di moda. Pertanto, va bene considerare questi meccanismi e persino
tentare di imbrigliarli, ma alla fine la chiave di lettura sta in quel concetto
di lavoro su di sé per cui la realtà non
può che giustapporsi per via naturale alla coscienza che siamo e che
proiettiamo, secondo le possibilità e le esigenze della nostra vera natura.
Se le cose cambiano perché noi cambiamo, è tutto armonico e naturale:
l’universo è intelligente.
Quando invece tentiamo delle forzature,
allora o siamo in grado di gestire le dovute compensazioni per mantenere gli
equilibri armonici dell’universo (ma se sappiamo fare questo non sentiremo
minimamente il bisogno di modificare alcunché!), oppure subiremo delle
conseguenze inaspettate e fuori controllo, naturali conseguenze alla nostra
interferenza. Oppure ancora, e qui entriamo nei meandri meno nobili di quella
che tuttavia è stata chiamata magia,
affidiamo tali compensazioni, che interesseranno sincronismi e piani fuori
dalla nostra portata, a “forze” che, più o meno in simbiosi con noi, più o meno
ingannevoli e predatorie, avranno comunque il loro percorso e faranno comunque
i loro comodi al loro livello.
Tali forze sono specchio del nostro
stesso psichismo, della nostra stessa coscienza: non sono qualcosa di diverso.
E proprio come siamo vittime dei nostri pensieri, ossessioni e condizionamenti,
allo stesso modo siamo vittime di queste “forze” là fuori specularmente
proiettate, siano essi demoni o dèi, angeli, spiriti o quel Dio in cui le
religioni (grandi beneficiarie di tali meccanismi di potere) ci insegnano a
credere e a temere. Tutte queste “forze” sono così: fintanto che pensiamo esistano significa che non abbiamo la
piena coscienza di noi stessi. E ciò a cui diamo energia, ci possiede.
Nel momento in cui queste forze, anche
quelle che ci sembrano buone e care, accettano tali patti (o Alleanze nel caso delle grandi eggregore religiose),
dobbiamo capire che siamo già fuori strada e dunque, anche con le migliori
intenzioni e proiezioni, dobbiamo fare molta attenzione a dove andrà a parare
tale sodalizio.
Abbiamo bisogno di un’analisi radicale
per rivedere le nostre prospettive e sintonizzarci con un universo sempre e
comunque perfetto… a disposizione della nostra genialità così come della nostra
follia. In ogni caso noi non siamo (solo) questo: dobbiamo respirare un
concetto della vita ancora molto più ampio!
Questo concetto può fiorire solo da
dentro di noi. Diverse volte mi vengono chieste indicazioni precise, oggettive:
non funziona così. Le cose esistono e si sviluppano quando le cerchi. Noi
dobbiamo partire solo da quell’impulso ad essere, che ci fa dire: “… ci deve
essere di più!”. Ma quel “di più” non è che ci sia di per sé: siamo noi a
crearlo, a inventarlo! Questo è il nostro potere. Se qualcuno, o una religione,
o un Dio, ti dice che possiede quel “di più” e te lo vuole dare o vendere, non
ha senso proprio il principio di base: il punto non è cercare quel Graal,
perché non esiste nessun significato, nessuna verità, nessun Dio e nessun Graal
di per sé. Il nostro potere straordinario è quello di “sentire”, percepire
possibilità ulteriori e crearle dando
così alla nostra esperienza umana un valore aggiunto divino, eterno, che siamo
sempre stati, eppure in quel momento, nel momento in cui lo creiamo da questa
nostra situazione umana, lo siamo in modo nuovo.
L’esperienza di Dio, se così la vogliamo
chiamare, non può quindi che essere diretta e sempre nuova. Non ha niente a che
fare con l’avere fede, sperare in una salvezza, stemperare le proprie paure. Se
mai la fede è dare credito a quell’impulso che ti porterà a creare e a
percepire “altro”, quel qualcosa che, per approssimazione, lungo un cammino
piastrellato di errori – che non sono mai errori, ovviamente - ci svincola
dalle esperienze in sé, dalla materia, dalle identificazioni, dal corpo, per risolverne il distillato “oltre”.
È una cosa irripetibile e personale,
secondo le possibilità di ciascuno, scelte da ciascuno. Il problema se mai è la
mancanza di stabilità interiore, la discontinuità dei nostri stati emotivi
perfettamente coerente con un certo sistema di condizionamento che ci siamo
creati.
Il condizionamento mentale diventa
emotivo e blocca la nostra energia vitale, quell’energia che ci permetterebbe
di essere centrati.
Nel nostro centro, il nostro plesso, si
accumulano le tensioni dell’energia che non fluisce come dovrebbe. Siamo
instabili perché non c’è orientamento consapevole, c’è solo lo sfogo verso
desideri e condizionamenti variabili e inesauribili. Ci sfugge, di conseguenza,
lo scopo reale: perché non siamo reali. L’impulso della coscienza viene
disperso.
È un discorso che riguarda il nostro
spirito, ma anche la nostra mente e il nostro corpo: questo circuito ci
costringe entro la natura di mantenimento, ovvero una sorta di mera
sopravvivenza funzionale alla manifestazione di qualcosa che non viene
indirizzato ma che, eppure, deve esistere, perché è comunque una possibilità
dell’essere.
Ecco perché, anche nel discorso
magico-rituale, si parte sempre da una scomposizione delle proprie parti (il solve) per riscoprirsi e rielaborarsi e,
infine, una volta riconnessi con ciò che siamo davvero, ricomporsi ad un
livello nuovo (il coagula).
Al di là degli schemi teorici, si parte
da quello che siamo adesso, nel quotidiano, dalle piccole cose, usando tuttavia
degli accorgimenti che ci aiutino a non avere paura di cambiare, quello è il
punto. Altrimenti non ci sono le condizioni per fare alcunché.
Certo che siamo inadeguati, certo che
c’è di che avere paura… e allora? Possiamo trasformare tutto questo, perché “tutto
questo” non siamo noi, non ha a che fare con noi.
CALENDARIO DEGLI INCONTRI:
http://www.accademiaacos.it/index.php/calendario-eventi.html
DI RECENTE PUBBLICAZIONE:
ESSERE CIO' CHE SIAMO di Carlo Dorofatti "Gli argomenti toccati sono i più svariati, nel grande regno dello Spirito, e con sagacia ed esperienza l’autore riesce a fornire un filo conduttore per legare le varie gemme distribuite in vari passaggi, in modo che non vi sia dispersione: ciò che i nostri sensi cercano, senza trovare, altrove, possono trovare, invece, dentro, dove non sanno ancora cosa cercare. Trasferire il controllo e l’analisi all’interno di sé, in un placido ardore che è voglia di fare, di esperire, con la guida sicura di ciò che per secoli ha animato il vero esoterismo." - (Dall'Introduzione al libro, curata da Claudio Marucchi).